Fiamme nere

Autore:
ISBN:
978-88-7342-301-0
Pagine:
160
Copertina:
cucito filorefe

Ai primi del luglio 1920 l’assicuratore viennese Otto von Helmut e la sua giovane amante Flora                                     …

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Disponibile
Prezzo: 14,00 
Traduzione di Martina Clerici

 

13 luglio 1920 – la notte dei cristalli di Trieste

Ai primi del luglio 1920 l’assicuratore viennese Otto von Helmut e la sua giovane amante Flora Schwarzkopf giungono a Trieste con un moderno convoglio della Ferrovia Meridionale. A Trieste, da poco annessa all’Italia, Otto deve concludere degli importanti affari immobiliari. La coppia prende alloggio in pieno centro cittadino, all’hotel Balkan, un albergo all’avanguardia incluso nel complesso del Narodni dom, fiore all’occhiello della comunità slovena nella Venezia Giulia. La città sul mare sorprende e ammalia i due amanti, offrendo loro diverse occasioni di svago e mondanità.

Ben presto, però, Trieste inizia a svelare il suo lato oscuro: l’irredentismo postbellico, innestato in un dilagante malessere sociale ed economico, accelera l’ascesa dell’ideologia fascista. Otto e Flora, travolti da un vortice di crescente insofferenza che finirà per sfociare nella violenza più bieca, vedono la loro semplice scappatella estiva tramutarsi in un incubo dei più cupi: durante la loro permanenza in città, gli squadristi capitanati dal giovane ras Francesco Giunta danno alle fiamme il Narodni dom.

Il romanzo Fiamme nere è una profonda riflessione letteraria e artistica sulla Trieste degli anni Venti. La scrittura scorrevole trasporta il lettore alle origini di quell’atto di violenza inaudita che ferì a morte Trieste, deturpandone il volto multiculturale, e che  segnò profondamente e irrimediabilmente le sue vicende.

 

Lo sapevate che?

Il Narodni dom (pronuncia: národni dóm) fu eretto a Trieste nel 1904, su progetto dell’architetto Max Fabiani. Gioiello architettonico in stile liberty, l’edificio era il fiore all’occhiello e il fulcro della comunità slovena, all’epoca in piena ascesa ai vertici economici, sociali e culturali della città, insieme ad altri gruppi slavi, in particolare croati e boemi.

Il Narodni dom era anzitutto un centro culturale, dotato di un teatro con oltre 400 posti a sedere, parzialmente coperto da un lucernario apribile che lasciava scorgere il cielo; vi avevano sede anche una sala di lettura, una scuola di musica e una palestra. All’interno funzionavano diversi ristoranti e caffè, una banca e una tipografia. Non mancavano spazi dedicati a studi professionali e appartamenti privati. Il complesso era altrimenti noto per l’hotel Balkan, un albergo tra i più moderni d’Europa, che disponeva di camere lussuose e ben equipaggiate.

Il 13 luglio 1920, a cento anni esatti dall’incendio del Narodni dom, i presidenti Sergio Mattarella e Borut Pahor hanno presenziato alla cerimonia ufficiale che prevedeva la visita congiunta sui luoghi della memoria e la firma del Protocollo d’intenti per la restituzione dell’edificio alla comunità slovena. Emblematiche le parole pronunciate dal presidente Pahor in quell’occasione: “Italia e Slovenia oggi celebrano un’impresa condivisa, un traguardo meritato da chi, per cento lunghi anni, ha creduto in modo sincero nel rispetto, nella compassione e nell’Europa unita.” Ed altrettanto emblematiche quelle pronunciate da Mattarella: “Oggi, qui a Trieste, segniamo una tappa importante nel dialogo tra le culture che contrassegnano queste aree di confine rendendole preziose per la vita dell’Europa.” Parole che indicano una via luminosa da percorrere perché quel che è accaduto non accada mai più.

Marij Čuk (1952), sloveno di Trieste, è poeta, scrittore e critico teatrale. Gironalista professionista, per anni è stato caporedattore alla sede Rai di Trieste. Fulcro della sua opera, che spazia dalla narrativa alla poesia, è l’uomo contemporaneo europeo che sta vivendo lo sgretolamento della propria identità. Con uno stile agile e veloce, pervaso da una sottile vena ironica, sonda la realtà contemporanea, sottolineando gli affascinanti sprazzi di poesia che nonostante tutto la vita sa manifestare anche nei momenti più bui.

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